Amir Khan, 28 anni, inglese di origini pakistane. Action

Amir Khan, 28 anni, inglese di origini pakistane. Action

Il coraggio di un pugile contro la follia dei talebani. Amir Khan, 28 anni, il boxeur più importante del Regno Unito, attuale campione mondiale di WBA e IBF nei pesi superleggeri, medaglia d'argento all’Olimpiade di Atene 2004, vuole ricostruire la scuola di Peshawar, in Pakistan, attaccata dai talebani il 16 dicembre scorso e dove sono morte 141 persone, 132 delle quali bambini. Khan ha messo in vendita i pantaloncini utilizzati nel combattimento disputato a Las Vegas contro Devon Alexander per avviare la raccolta di fondi: incassate 30mila sterline.
Amir Khan con la corona mondiale. AfpAmir Khan con la corona mondiale. Afp
Amir Khan con la corona mondiale. Afp
Amir Khan con la corona mondiale. Afp
non finisce qua — Questa è stata solo la prima mossa: Amir metterà a disposizione altro denaro, attingendo al patrimonio personale. Khan è nato a Boston, ma le sue origini sono pakistane. Musulmano praticante, Amir parla fluentemente inglese, punjabi e urdu. I suoi nonni, sbarcati in Gran Bretagna all’inizio degli anni Sessanta, provenivano dalla regione del Rawalpindi, nel Punjab. Il legame con la terra d’origine è molto forte e per questa ragione Khan, che già nel 2005 partecipò a un’iniziativa di solidarietà per distribuire pacchi alimentari dopo un devastante terremoto nel Kashmir, è rimasto particolarmente colpito dall’attentato di Peshawar.
in pakistan — Il pugile ha programmato un viaggio in Pakistan tra Natale e Capodanno: "Erano bambini innocenti. Quello che è accaduto è orribile. Sono sconvolto da quanto è accaduto. Questa gente è senza cervello e senza sentimenti. Mi chiedo come sia possibile uccidere dei bambini. Voglio andare a Peshawar e vedere con i miei occhi quanto è accaduto. Molti musulmani che la pensano come me hanno paura ad esporsi, ma io sto solo dicendo la verità. Voglio essere considerato un modello per i pakistani. Il popolo delle mie origini ha bisogno di buoni esempi. So che andare in Pakistan e parlare in modo così diretto mi espone al rischio, ma non si può far finta di nulla di fronte a quanto è accaduto. Ho una figlia di appena sette mesi, Lamysa. Mi sono chiesto più volte che cosa avrei provato se una delle vittime fosse stata lei. Per questo bisogna reagire e aiutare la città di Peshawar a ricostruire la scuola".