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Politica

Quirinale, Renzi gioca d'azzardo: alla quarta votazione un Avatar che garantisce il Nazareno e non spaventi troppo il Pd

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Eccolo l’azzardo: se il Quirinale fosse una partita di poker, la mossa di Renzi di oggi è una “parola” in vista della mano di sabato, quando il premier calerà l’asso del Nazareno. La mossa è questa: Renzi, prima ai deputati poi ai senatori, spiega che il Pd voterà scheda bianca per le prime tre votazioni, quando serve la maggioranza qualificata dei due terzi. Meglio non correre rischi, e quello che è accaduto due anni fa brucia ed “è nel curriculum di tutti”. Alla quarta uscirà il nome secco, non una terna, per impedire che “il nome lo scelgano altri”. Questo il percorso: “E chi non è d’accordo lo dica prima”.

Percorso indicato con tanto di parole al miele, sul Pd e le sue storiche responsabilità, tanto che Matteo evita pure di frustare la minoranza: “Non faccio l’elogio del franco tiratore ma - vi stupirò - difendo il diritto di dissenso”. Evoca pure la suggestione di una donna al Colle, perché, si sa, fa effetto senza però impegnarsi appiccarsi a un impegno. Parola, insomma. Ricambiate da parole al miele di Fassina e la Bindi che, per una volta, evitano il frontale col premier. Perché a poker non si scoprono così le carte: “Vuole farci sfogare – dice un dem della minoranza – e stanarci. Per questo lui ha detto poco e noi niente”.

La mossa di oggi conferma, secondo fonti informate, che Renzi non ha cambiato lo schema originario. Ovvero un Avatar al Colle, che non disturbi il Nazareno - anzi – ma su cui il Pd ha difficoltà a dire di no. Perché è chiaro che la mossa di oggi ha tre obiettivi: 1) toglie dal campo i nomi autorevoli alla Giuliano Amato, che sulla carta potrebbero passare ai primi tre scrutini. 2) fa capire alla minoranza che mette in conto una rottura a sinistra come sull’Italicum e considera irrinunciabile l’asse con Berlusconi. Ricordate? Era stato Bersani a chiedere di provare anche alle prime tre e non andare direttamente alla quarta. 3) Fa però capire a Berlusconi che non sceglierà all’interno di una terna, ma si ragiona di un nome secco.

L’azzardo, appunto. Una trattativa che Renzi prova a gestire da una posizione di forza con tutti. Ma tenendo il Nazareno come asse di ferro. E non è un caso che domani, prima dell’incontro ufficiale, è possibile che il premier vedrà Berlusconi per un ennesimo faccia a faccia. E non è un caso nemmeno che con Bersani sia l’ora del grande freddo. Raccontano fonti vicine al segretario e all’ex segretario che l’incontro tra i due non è ancora in agenda. E che, dalle parti della minoranza – anche quella più dialogante – già si ragiona sulla contromossa. Nel senso che non è affatto escluso che gli oltre 100 parlamentari bersaniani alle prime tre votazioni possano “dare un segnale”. Ovvero non votare scheda bianca e convergere su un nome. Ed è chiaro che quello di “Prodi” è la suggestione più forte, ma molto dipende da come andranno le trattative in queste ore e soprattutto da quello che faranno i grillini. Un punto è fermo. Lo spiega Miguel Gotor: “Se Matteo Renzi pensa di partire dal patto del Nazareno e non da noi del Pd per fare il nuovo capo dello Stato, sbaglierà. È un errore fare l’occhiolino a Denis Verdini e Silvio Berlusconi. Se il nome fatto non sarà autonomo e autorevole, noi lo avverseremo alla luce del sole”.

Secondo il pallottoliere di Verdini e Lotti la minoranza Pd raccoglie almeno 120 possibili franchi tiratori. Almeno. Molto dipende anche dal nome: Delrio ne potrebbe raccogliere più di Gentiloni, Padoan alla sinistra del Pd non dispiace, Chiamparino è stimato, Grasso ha qualche problema a sinistra, tra la minoranza del Pd che gli rimprovera di aver troppo assecondato Renzi su tempi delle riforme attraverso i "canguri". L’indicazione finale dipende anche dal lavoro della premiata ditta Verdini-Lotti. Anche perché l’azzardo si gioca tutto nella quarta mano. Alla quinta, se va male, Renzi ha molte meno fiches da puntare.

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