Promuoviamo l’immigrazione! Specialmente quella di cervelli!

Un articolo su TechCrunch di questa settimana mi ha particolarmente colpito. Racconta come l’immigrazione sia stata una fonte di ricchezza e innovazione per la Silicon Valley. Uno studio dell’università di Duke e di Berkeley dell’Ottobre 2012 dimostra che in America, il 24% delle società innovative, nella tecnologia...

Un articolo su TechCrunch di questa settimana mi ha particolarmente colpito. Racconta come l’immigrazione sia stata una fonte di ricchezza e innovazione per la Silicon Valley.

Uno studio dell’università di Duke e di Berkeley dell’Ottobre 2012 dimostra che in America, il 24% delle società innovative, nella tecnologia o ingegneria, sono state fondate da uno o più immigrati. Nella Silicon Valley questa percentuale raggiunge il 44%. Se questi dati sono veri, allora le politiche d’immigrazione Americane hanno contribuito a portare un grandissimo valora all’economia e hanno creato nuovo lavoro per gli Americani.

Nel 2012 le società in America con un fondatore immigrato hanno portato più di mezzo milione di nuovi posti di lavoro e oltre $63 miliardi di fatturato. Ecco alcuni esempi:

** - Intel** è stata fondata da Andy Grove, che a vent’anni si è trasferito in America dall’Ungheria. La società oggi vale oltre $100 miliardi e a fine 2013 contava 107,600 dipendenti, il 51% di questi in America.

  • Il fondatore di Ebay, Pierre Omidyar è trasferito negli Stati Uniti quando era un bambino. Ebay ora vale $70 miliardi e conta 33,500 dipendenti nel mondo. ** - Yahoo** è stata co-fondata da Jerry Yang, Taiwanese di nascita che si trasferì negli Stati Uniti quando aveva 10 anni. Yahoo oggi vale $27 miliardi e impiega 12,300 persone.
  • Il noto co-fondatore di Google, Sergey Brin, è nato nell’Unione Sovietica, e immigrato in America all’età di 6 anni. Oggi Google vale quasi $400 miliardi e ha 52,070 dipendenti di cui oltre il 60% in America, maggiormente nei campus di Mountainview in California e New York.
  • Arianna Huffington è nata in Grecia ed è diventata una cittadina degli Stati Uniti nel 1990. La sua società Huffington Post viene venduta ad AOL a $315 milioni.
  • Il fondatore di Tesla, e co-fondatore di Paypal, Elon Musk, è nato in Sud Africa e immigrato in America all’età di 21 anni. Paypal è stata comprata da Ebay  per  $1.5 miliardi nel 2002.Tesla oggi ha 6,000 dipendenti quasi esclusivamente negli Stati Uniti, e ha un valore di $22 miliardi.
  • Come ultimo esempio, Jan Koum, nato in Ucraina e trasferito in America a 16 anni, ha dovuto inventare un modo per continuare a comunicare con la sua famiglia. Così nasce WhatsApp, recentemente venduta a Facebook per $19 miliardi.

Non è una coincidenza che la Silicon Valley è diventata il posto preferito per immigrare per tutti gli imprenditori nel mondo tech. Possiamo presuppore che questo sia grazie all’ecosistema che permette agli immigrati le stesse possibilità di costruire società di successo come se fossero nativi Americani.

Per dimostrare questa politica Americana come fattore decisivo per la creazione d’impresa da nativi stranieri, prendiamo in considerazione un paio di statistiche interessanti. InterNations, un’organizzazione internazionale per Expats (espatriati) nel mondo ha condotto uno studio sulle più popolari destinazioni per emigrare. Lo studio ha osservato vari indici inclusi la qualità  della vita, facilità nell’ambientarsi, nel trovare lavoro e nel crescere una famiglia. Mentre l’America si colloca al quinto posto, l’Italia si trova al 53esimo su 60.

Il famosissimo studio Ease of Doing Business, si concentra invece sui fattori economici che facilitano l’apertura e la crescita di un’impresa. Il mondo è diviso per colori, dove gli stati in verde sono i migliori e quelli in rosso quelli peggiori. Anche qui gli Stati Uniti si aggiudicano il quarto posto, solamente preceduti da Singapore, Hong Kong e la Nuova Zelanda. L’Italia invece è al 65esimo posto nel mondo ma in ultima insieme alla Grecia e alla Repubblica Ceca, nei paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

Per aiutare la nostra economia, non pensiamo solo a politiche per il ritorno dei cervelli Italiani, ma a quelle per l’inserimento di tanti cervelli stranieri che possono aiutare il paese sviluppando un ecosistema innovativo che porterà lavoro e un grande aiuto al PIL.

Prendiamo un esempio molto più vicino, Berlino, votata “Europe’s hottest startup capitals” da Wired UK. La sua vivacità culturale, i supporti statali e il basso costo della vita hanno permesso alla capitale tedesca di attirare sempre più immigrati, che si lanciano in startup e nuove imprese, facilitati da un ecosistema di venture capital e acceleratori. Si contano in queste statistiche sui comuni Italiani che ci sono 42,500 tedeschi in Italia, mentre il numero di italiani immigrati in Germania supera i 665,000, con un incremento del 24% dal 2006.Diciamo che non è difficile vedere il problema... per oggi Germania vs. Italia si chiude 1-0.

Benedetta

@dettaarese