5 serie per chi vuole vivere su un altro pianeta
Assistere, pochi giorni fa, al decollo in diretta della Crew Dragon di SpaceX ha fatto venire la voglia a molti di avventurarsi nello spazio. Altri, esasperati da una Terra che sembra andare a pezzi – dalla pandemia del coronavirus agli eventi che hanno portato al #BlackLivesMatter –, sognano di scappare su un pianeta lontano. Ci sono serie, come **la classica **Star Trek, che suggeriscono come la galassia sia costellata di luoghi meravigliosi tutti da scoprire e **civiltà più sagge ed evolute **da cui imparare; poi, esistono titoli tipo Battlestar Galactica, secondo i quali non importa dove ci ritroviamo, la razza umana è destinata a ripetere gli stessi errori, a distruggere e autodistruggersi. Qui la nostra cinquina di produzioni perfette per chi desidera fuggire su Marte o simili.
Esattamente 15 anni fa si concludeva questa serie fantascientifica ambientata del 2002,** che ipotizza come tra un paio di secoli i terrestri avranno abbandonato il pianeta natio dopo averlo reso inabitabile. Costretti a vivere su stazioni orbitanti nello spazio, gli umani sopravvissuti rischiano l’estinzione, **perché i bambini nati lontano dalla Terra non riescono a sopravvivere in un ambiente artificiale. Una nave costruita da un milionario, l’Elon Musk della situazione, parte verso un pianeta potenzialmente abitabile per colonizzarlo ribattezzandolo New Pacifica. Parte dei suoi passeggeri è disposta anche a usurparlo alle razze aliene autoctone. Earth 2 trasforma la prospettiva di una nuova vita in un mondo nuovo nella desolata parabola di una specie, la nostra, sempre e comunque tossica per tutte le altre. Questo piccolo cult della fantascienza anni ’90 prodotto dall’americana Nbc (programmato senza troppa cura in Italia da Rai Tre), che nel cast annoverava Terry O’Quinn (il Locke di Lost) e Clancy Brown (il famigerato Kurgan di Highlander), fu cancellata a dispetto di premi, critiche stellari e le rivolte dei fan.
Una base scientifica attrezzata sulla Luna è popolata da scienziati incaricati di indagare le potenzialità di altri pianeti abitabili. Una catastrofica esplosione destabilizza la gravità del satellite proprio al volgere del Millennio, catapultando la Luna stessa fuori dall’orbita terrestre e trasformandola in un piccolo pianeta alla deriva nello spazio. È l’inizio di un’odissea di cui sono protagonisti l’astrofisico Koenig (il capo della spedizione interpretato da Martin Landau), la dottoressa Bain, il politicante Simmonds e vari ricercatori – tra cui il fisico britannico Bergman – e l’aliena Maya (dall’iconica capigliatura con la frangetta appuntita e le sopracciglia alla Spock).
Mitica serie britannica degli anni ’70 coprodotta dalla Rai, con un seguito di seguaci italiani ancora attivi, è stata pioniera delle produzioni ad alto budget per il piccolo schermo, con effetti speciali all’avanguardia per l’epoca (realizzati dagli stessi di 2001: Odissea nello spazio) e la colonna sonora firmata da Ennio Morricone. Il suo epilogo avrebbe dovuto descrivere un futuro in cui i discendenti degli scienziati imparavano a convivere pacificamente con gli alieni, lontano dalla Terra.
In un futuro pesantemente distopico, la razza umana ha colonizzato il sistema solare, suddividendosi in tre grandi “continenti” spaziali in conflitto tra loro. Il destino di chi vorrebbe condurre un’esistenza lontana dal pianeta natio si prospetta in The Expanse il più cupo di tutti. I personaggi di questa serie Amazon Prime Video, che per ora conta cinque stagioni, sono quotidianamente alla prese con le espressioni più infime dell’umanità, tra corruzione, cospirazioni, l’ombra della guerra, sperimentazioni estreme e una deriva della moralità che raggiunge i minimi storici quando si paventa la prospettiva di conquistare nuovi pianeti al di fuori del sistema solare, più invitanti dal punto di vista delle risorse e dell’abitabilità. The Expanse fa sembrare l’orribile realtà delle colonie marziane dipinte dal vate della fantascienza Philip K. Dick come un’alternativa apprezzabile.
Una possibilità che i più non troverebbero gradevole nelle esplorazioni spaziali è una versione alternativa della Terra dove la specie dominante non è quello umana,** **bensì quelle dei cugini primati. La navicella spaziale di alcuni astronauti degli anni 3000 finisce inavvertitamente in un tunnel temporale e si ritrova in un mondo (sì, in realtà è sempre la Terra, ma sembra proprio un altro pianeta...) dove gli uomini sono schiavi al servizio di scimpanzé e gorilla intelligentissimi. Il loro fato sembra quello di trascorrere il resto dell’esistenza trattati da esseri inferiori in uno stato di totale sfruttamento, ma una presa di coscienza collettiva e una ribellione sanguinosa si stagliano all’orizzonte. A metà degli anni ’70, complice lo stratosferico successo del franchise cinematografico di Planet of the Apes, debuttò la serie spin-off (che esordì da noi su Rai Due solo nel 1981, diventando un fenomeno mediatico) ispirata al film del 1968.
Terra? Quale Terra? Il futuro lontano dell’umanità potrebbe essere più avventuroso di quello che molti prospettano. Forse, il naturale percorso della nostra specie non è verso un’esistenza più civile, evoluta e pacifica di quella che viviamo adesso, ma una sorta di Far West dove gli esseri umani – o quello in cui si sono evoluti – rappresentano solo una minima percentuale di un melting pot di razze sparse tra centinaia di pianeti, alcuni strutturati con governi più o meno simili a quelli contemporanei, altri regolati da dinamiche molto più sfuggenti e schive della legge.
Il protagonista mandaloriano di questo spin-off televisivo di Star Wars, che ha debuttato su Disney + pochi mesi fa, è il Virgilio della situazione, la taciturna e sbrigativa guida degli spettatori tra svariate alternative alla vita sulla Terra, tutte decisamente foriere di avventure rocambolesche che probabilmente costeranno la pelle ai meno violenti. Chi sta pensando di restare a casa?